CLAIM COSMETICI

Clean Beauty

Si tratta di un trend nato alcuni fa negli USA che identifica una cosmesi naturale, “chemical-free”, che non contiene sostanze ritenute nocive per la nostra pelle ma al contrario è realizzata con elementi naturali affini alla nostra pelle, sostenibile e che promuove uno stile di consumo consapevole.

NON SOTTOVALUTARE QUESTO

La definizione di clean beauty non è stata in realtà ancora regolamentata. I brand che utilizzano questa definizione non devono dimostrare evidenze scientifiche sull’efficacia dei loro ingredienti, a differenza degli attivi chimici che sono stati ampiamente studiati in letteratura scientifica dermatologica. 

Quindi ogni brand, ogni prodotto e ogni ingrediente può cavalcare facilmente questo trend.

E tristemente ci ritroviamo ad ascoltare personalità come Gwyneth Paltrow che, per vendere più prodotti del suo brand “clean”, sconsiglia l’utilizzo della crema solare, dimenticando che è l’arma preventiva più potente che abbiamo contro i tumori cutanei.

Vegano

Con il termine vegano si identifica un prodotto che non contiene ingredienti di origine animale o derivati da animali: in cosmesi, parliamo di ingredienti come lanolina, collagene, elastina, cheratina, cera d'api, oli di pesce, latte, miele e bava di lumaca. I prodotti vegani sono spesso scelti da coloro che seguono in generale uno stile di vita vegano, ad esempio per motivi etici o religiosi. È bene ricordare che, secondo la normativa europea, è vietato testare i prodotti cosmetici sugli animali in Europa, indipendentemente dal fatto che siano vegani o meno - ti consigliamo a questo proposito di leggere anche il claim "Cruelty Free”.

QUALCHE CONSIDERAZIONE IN MERITO

Ricordiamo inoltre che molti brand non vegan scelgono già le alternative di sintesi chimica invece di quelle di origine animale, considerate più sicure dato che un derivato naturale può contenere impurità come metalli pesanti assorbiti dal terreno rispetto a una molecola di sintesi. Allo stesso tempo però, tanti brand scelgono di utilizzare nomi come alternativa vegetale di un ingrediente animale (come “l’alternativa vegetale del collagene”) per sfruttare commercialmente le proprietà benefiche delle sostanze di origine animale, talvolta senza averne gli stessi benefici. 

Antirughe

A differenza dei prodotti cosmetici idratanti, quelli antirughe vantano la presenza di ingredienti attivi che spesso promettono risultati sulle rughe visibili ad occhio nudo. Nessun cosmetico antirughe, per quanto valido, può tuttavia garantire un cambiamento così visibile. Possiamo comunque aspirare ad un prodotto che sia almeno in grado di dare una buona idratazione ed un aspetto migliore al nostro viso. Questo vale per le creme viso, i sieri, le maschere e qualsiasi altro prodotto cosmetico.

QUALCHE CONSIGLIO PER TE

Con i prodotti cosmetici e, nello specifico, con quelli antirughe è sempre meglio essere realistici e non avere troppe aspettative. Infatti, i danni che vedi oggi sulla tua pelle sono il risultato di una scarsa cura negli anni passati. Quindi, anche se molto difficile, e poco soddisfacente nell’immediato, è meglio giocarsela sulla prevenzione: la tua pelle un giorno ti ringrazierà. Se invece l’obiettivo è quello di intervenire visibilmente sulle rughe, saranno necessari degli interventi medici (filler, botox, lifting).

Cruelty free

Probabilmente avrai visto il simbolo di un coniglietto sulla confezione di alcuni prodotti cosmetici. Questo logo garantirebbe che tale prodotto non è stato testato sugli animali. È opportuno però ricordare che, secondo la normativa europea, è vietato vendere o importare prodotti o ingredienti cosmetici testati su animali. Per questo, il claim "Non testato su animali", come anche l'icona con il coniglietto, sono vietati da Regolamento Europeo 655/2023 in quanto considerato fuorviante e ingannevole.

APPROFONDIAMO

Ma vediamo nel dettaglio cosa dice la normativa europea: nel 2004 l'Unione Europea ha vietato la sperimentazione dei prodotti cosmetici sugli animali, nel 2009 ha vietato la sperimentazione degli ingredienti cosmetici sugli animali, nel 2013 ha vietato la vendita di prodotti cosmetici che contengono ingredienti testati sugli animali. 

Bisogna però sapere che, per alcuni ingredienti innovativi, utilizzati in cosmetica ma comuni ad altri settori come l’alimentare o il farmaceutico, potrebbe essere autorizzati i test sugli animali.

La maggior parte dei test viene comunque effettuata con sofisticate alternative ai test sugli animali che prevedono l'utilizzo di cellule e tessuti umani (conosciuti come metodi in vitro), tecniche avanzate computer-modeling (spesso note come modelli in silico) e studi con volontari.

"Senza"

I cosiddetti claim "free of…" o “senza…” sono impiegati in cosmesi per comunicare l'assenza di un ingrediente o di un'intera classe di ingredienti.

Il comma 2 dell'articolo 20 del Regolamento (CE) 1223/2009 ha imposto alla Commissione il rilascio di criteri comuni per la giustificazione dei claim, che si basano su criteri di onestà, come anche di veridicità, conformità alle norme e correttezza, supporto probatorio e decisione informata.

QUALCHE ESEMPIO PRATICO

• E' possibile utilizzare un claim "senza parabeni" ? No, non è ammesso poiché denigratorio nei confronti dell'intera classe di parabeni che sono invece ammessi e inclusi nell'Allegato V del Regolamento 1223/2009. Stessa cosa per altri conservanti come Phenoxyethanol e Triclosan.

• Per i profumi è ammesso il claim " senza conservanti"? Considerando che i profumi solitamente contengono un elevato quantitativo di etanolo, tale da rendere superfluo l'uso addizionale di conservanti, sarebbe disonesto sottolineare che il profumo non contiene conservanti quindi anche in questo caso il claim non ha senso si esistere.

• E' possibile utilizzare un claim "senza allergeni” per indicare l’assenza di sostanze allergizzanti o sensibilizzanti ? Non è ammesso in quanto il concetto di allergia è basato su un principio di risposta individuale pertanto non può essere garantita una completa assenza del rischio di una reazione allergica.

• Cosa significa invece il claim "senza profumo"? Molto spesso i produttori di prodotti per la cura della pelle, dei capelli e del corpo, offrono versioni senza profumo per accontentare le esigenze di coloro che sono allergici ai profumi o preferiscono alternative non profumate. Le persone allergiche ai profumi sono in realtà veramente poche e ormai esistono molte fragranze in commercio che non contengono allergeni e non sono quindi dannose.

Riciclato / Riciclabile

Il packaging rappresenta il vero e proprio biglietto da visita di un prodotto, soprattutto in un mercato altamente concorrenziale come quello cosmetico.

PARTIAMO DALLE DEFINIZIONI

Secondo le indicazioni dello standard ISO 14021, un imballaggio può essere definito:

- Riciclabile quando è separabile dal flusso dei rifiuti indifferenziati per essere realmente utilizzato per produrre materia prima secondaria. Quando si parla di packaging riciclabile occorre poi distinguere il materiale con cui viene prodotto un oggetto dall’oggetto in sé, perché se un materiale è riciclabile non vuol dire che è automaticamente riciclabile in tutti i suoi utilizzi.

- Riciclato quando è ottenuto dalla rilavorazione del materiale di recupero che diversamente sarebbe stato avviato a smaltimento o a recupero energetico. Occorre precisare che non è detto che un packaging prodotto con materiale di recupero abbia sempre minori impatti ambientali: in base alla provenienza del materiale e alla funzione del nuovo imballaggio, potrebbero essere necessari trattamenti più o meno complessi che comportano un consumo di acqua ed energia.

QUALCHE CONSIDERAZIONE UTILE

Detto ciò, il solo fatto che un imballaggio sia realizzato con materiali riciclati o riciclabili non lo rende automaticamente sostenibile e, anche se un imballaggio è realizzato con materiali riciclati, potrebbe non essere facilmente riciclabile a sua volta, il che ne riduce la sostenibilità. Pertanto, è importante considerare non solo il contenuto di materiali riciclati di un imballaggio, ma anche il suo impatto ambientale complessivo.
Ma la cosa più importante da ricordare è che il packaging in primis deve garantire un ottimale mantenimento del prodotto in un ambiente puro e senza contaminazioni esterne, garantendo all'utilizzatore finale la massima igiene e praticità di utilizzo.

Skin Purging

Con questo termine, che si traduce in "spurgo della pelle" ci si riferisce ad un peggioramento della situazione cutanea dato da una maggiore presenta di impurità: i pori ostruiti possono trasformarsi in brufoli attivi mentre i piccoli brufoli possono assumere dimensioni più grandi. Questa reazione è generalmente scatenata dall'utilizzo di esfolianti, a base ad esempio di acido salicilico, o di retinoidi che velocizzano il turnover cellulare. È importante sapere che questa situazione cutanea è del tutto temporanea e dovrebbe migliorare nel giro di 6-8 settimane di utilizzo costante dei prodotti. Valuta eventualmente di ridurre la frequenza e chiedi consulto ad un dermatologo se la situazione non accenna a migliorare dopo 8 settimane.

Fotosensibile / Fotosensibilizzante

Partiamo dalle definizioni:

• Una sostanza è fotosensibile se reagisce alla luce, soprattutto alla luce ultravioletta (UV), e può diventare più attiva o meno attiva, o subire cambiamenti chimici, quando viene esposta ad essa. 

• Una sostanza è fotosensibilizzante quando può causare reazioni della pelle, come eruzioni cutanee o irritazioni, quando la pelle viene esposta alla luce dopo la relativa applicazione.

UN PAIO DI ESEMPI

Due esempi tipici, in cosmetica, sono la vitamina C e i retinoidi.

La vitamina C è fotosensibile in quanto si deteriora a contatto con il sole (per reazione di ossidazione). Ciò non significa che il prodotto abbia effetti negativi per la nostra cute, ma li avrà sicuramente per la sostanza in sé. Ecco perché di solito viene confezionata in un tubetto opaco, che non permetta l’accesso all’aria o in una confezione con pompetta dosatrice, in modo da preservare la stabilità degli ingredienti anche dopo l’inizio dell’utilizzo. Vengono anche usate formulazioni già stabilizzate (come la forma 3-0-ethyl ascorbic acid).

I retinoidi, invece, sono fotosensibilizzanti e questo è il motivo per cui è bene applicare il retinolo durante la skincare routine serale e applicare sempre la SPF la mattina successiva in modo da proteggere la pelle da potenziali danni in caso di esposizione al sole.

Testato su pelli sensibili

Con questo claim si dichiara che un prodotto è stato sottoposto a test per verificare la sua tollerabilità sulla pelle sensibile di un determinato numero di individui, ovvero che sia adatto a questa tipologia di pelle e non causi reazioni negative. La pelle sensibile è infatti, per definizione, più incline a reazioni allergiche o irritazioni a causa di fattori esterni come il vento, il freddo, il sole o i prodotti chimici.

IN CONCLUSIONE

Detto ciò, è importante notare che la tollerabilità di un prodotto dipende dalle esigenze individuali di ogni persona e ciò che funziona per alcune persone potrebbe non funzionare per altre. Se si hanno particolari problemi di pelle o si è inclini alle reazioni allergiche, è sempre meglio consultare un medico o un dermatologo prima di utilizzare qualsiasi prodotto ed effettuare sempre prima un patch test (qui ti spieghiamo come testare un prodotto prima di inserirlo nella tua routine).

Sostenibile

Come in tutti gli altri ambiti, anche in cosmetica la sostenibilità ha molte sfumature e purtroppo molte aziende riescono a sfruttarla commercialmente, senza avere fondamentali per essere concretamente sostenibili e ingannando quindi il consumatore.

Normalmente, vengono considerati sostenibili i cosmetici naturali, di origine vegetale o addirittura quelli biodegradabili.

MA COME SI MISURA LA SOSTENIBILITÀ?

Il miglior modo per riuscire a definire l’impatto che un prodotto ha sull’ambiente è la metodologia Life Cycle Assessment (LCA): uno strumento che garantisce risultati verificabili e riproducibili in quanto identifica e quantifica gli impatti ambientali secondo correlazioni scientifiche causa-effetto e la standardizzazione fornita dalle norme UNI EN ISO 14040:2006 e UNI EN ISO 14044:2006. 

Non basta sapere che un prodotto è derivato dal petrolio per poter dire che non è sostenibile, perché un altro prodotto considerato più “naturale” può avere un impatto molto più grande: ci basti pensare che il naturalissimo cacao ha causato disastri di deforestazione con enormi conseguenze sull’ecosistema. 

Biologico

I maggiori enti di certificazione dei cosmetici naturali e bio in Europa, che controllano gli standard per la certificazione dei prodotti cosmetici (Cosmos), definiscono un prodotto biologico quando almeno il 95% dei componenti della sua formulazione è rappresentato da materie prime biologiche che seguono rigorosi standard di produzione, estrazione, purificazione e lavorazione. L’espressione "Made with Organic”, invece, identifica prodotti che contengono almeno il 70% di ingredienti biologici. Si tratta di indicazioni risultanti da un accordo tra i principali enti presenti nei paesi dell’UE. Per quanto riguarda i prodotti italiani, il Ministero dell’Agricoltura ha riconosciuto due enti di certificazione: ICEA (Istituto per la Certificazione Etica e Ambientale) e CCPB (Consorzio per il Controllo dei Prodotti Biologici). Se vuoi utilizzare prodotti certificati da questi enti, ricerca i loro bollini: troverai scritto ICEA o CCPB in forma grafica, a cerchio o rettangolo. 

COME VALUTARE IL TUTTO?

Il problema è che, per classificare i prodotti come naturali o biologici, dovrebbero essere seguite linee guida e standard stabiliti, ma, purtroppo, ad oggi, non c'è armonizzazione tra questi enti che dovrebbero occuparsi della regolamentazione. 

Va tenuto presente anche che il concetto di biologico o naturale viene contrapposto spesso al concetto di chimico, quando invece in molti casi la lavorazione chimica di una sostanza rende l’attivo più stabile, più efficace e più sicuro e, in certi casi, più sostenibile.

Nichel Tested

Il nichel è contenuto in un grande numero di prodotti, dalla bigiotteria alla cosmetica e dagli alimenti ai tessuti. La dicitura “Nichel Free” non è tecnicamente corretta, in quanto le analisi di laboratorio non sono in grado di testare con certezza assoluta la quantità “zero” di nichel contenuta all’interno di un prodotto. In quest’ottica è certamente più corretto utilizzare la dicitura “Nichel Tested” che garantisce che un prodotto, anche se contiene nichel, ne rilascia sulla pelle o in altre zone del corpo una quantità che si trova al di sotto della soglia pericolosa e non comporta, dunque, alcun rischio per la salute, in quanto non assimilabile dal corpo.

LE NORMATIVE A RIGUARDO

Le norme di riferimento per il nichel sono il Regolamento (CE) n. 1907/2006, la Disciplina sanzionatoria Regolamento REACH, Norma EN 1811:2011 e Norma EN 12472:2009.

Esse stabiliscono che i limiti di rilascio del nichel, per la cosmetica, sono lo 0,5 μg/cm2/settimana per i prodotti destinati ad entrare in contatto diretto e prolungato con la pelle. Qualora in questi prodotti vi sia un rivestimento “nichel tested”, tale rivestimento deve garantire che il tasso di cessione di nichel consentito non venga superato per un periodo di almeno due anni di uso ordinario dell’articolo. In conclusione, quindi, anche se un prodotto è "nichel tested", ciò non garantisce che sia privo di nichel e potrebbe ancora causare reazioni allergiche in alcune persone.

di cosa parliamo?

Clean, Vegan, Biologico... sono termini che sei ormai abituat* a leggere nelle pubblicità o a sulle confezioni dei prodotti cosmetici. Ma sai esattamente cosa significano?

Ne abbiamo selezionati alcuni che pensiamo tu debba conoscere bene.

CLICCA SU UN'ICONA

Clean Beauty

Vegano

Antirughe

Cruelty free

"Senza"

Riciclato / Riciclabile



Skin Purging

Fotosensibile / Fotosensibilizzante

Testato su pelli sensibili

Sostenibile

Biologico

Nichel Tested

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